
Oggi si celebra la Giornata mondiale senza tabacco, un evento annuale che si tiene il 31 maggio, istituito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) con l’obiettivo di incoraggiare le persone a astenersi dal consumo di tabacco per almeno 24 ore, invitandole a smettere definitivamente di fumare.
Il fumo rimane ancora oggi la principale causa evitabile di decessi. Nel nostro Paese, provoca più di 90.000 morti ogni anno. Le principali cause sono tumori ai polmoni, ai bronchi, alla trachea, malattie cardiache, respiratorie e invalidanti. Tutto ciò è dovuto a un’abitudine evitabile, a un prodotto che non dovrebbe essere considerato normale, ma che per troppo tempo è stato trattato come tale.
Nonostante le campagne di sensibilizzazione promosse da associazioni e istituzioni, le avvertenze sui pacchetti di sigarette e i continui avvertimenti medici, in Italia il numero di fumatori rimane elevato. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità, la maggior parte degli adulti italiani tra i 18 e i 69 anni non fuma (il 59%) o ha già smesso (il 17%), mentre circa un italiano su quattro è ancora fumatore (24%). Il consumo medio giornaliero si aggira intorno alle 12 sigarette, tuttavia 22 fumatori su 100 ne consumano più di un pacchetto al giorno.
La situazione tra i giovani è ancora più preoccupante: circa un ragazzo italiano su tre tra i 14 e i 17 anni (30,2%) ha utilizzato un prodotto a base di tabacco o nicotina negli ultimi trenta giorni, inclusi sigarette tradizionali, sigarette elettroniche e tabacco riscaldato. Tra le ragazze il consumo è leggermente superiore rispetto ai coetanei maschi. Il fenomeno del policonsumo, ovvero l’uso simultaneo di più prodotti, è quasi raddoppiato rispetto al 2022, raggiungendo il 62,4% (prima era il 38,7%). La maggior parte di questi ragazzi acquista i prodotti di propria iniziativa, di solito al bar o dal tabaccaio, e non sembra esserci un adeguato controllo sull’età al momento dell’acquisto.
Ma i genitori sono consapevoli che i figli fumano?
In circa un caso su tre, i genitori sanno che i figli usano prodotti a base di tabacco o nicotina, e sembrano tollerare maggiormente l’uso dei nuovi prodotti rispetto alle sigarette tradizionali (15,3% per gli HTP, 16,5% per le e-cig, 9,9% per le sigarette classiche).
“Negli ultimi 15 anni la percentuale di fumatori si è ridotta, ma troppo lentamente - afferma Rocco Bellantone, presidente dell’Istituto Superiore di Sanità - Era il 30% nel 2008, ora si attesta al 24%. È importante accelerare questo processo puntando sulla prevenzione, che deve partire dalle scuole. Sono proprio le scuole uno dei luoghi principali in cui promuovere uno stile di vita sano, attraverso l’educazione a non fumare.”
Quali strategie adottare per ridurre il fumo tra i giovani? In questa giornata, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, la Fondazione Umberto Veronesi Ets e l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) lanciano un messaggio forte: è necessario aumentare i costi del tabacco.
Le esperienze di Paesi come Francia e Irlanda sono indicative. In Francia, il prezzo medio di un pacchetto è passato da circa 7 a quasi 11 euro in sei anni, con l’obiettivo di raggiungere i 13 euro entro il 2027.
Risultato: tra il 2017 e il 2022, il numero di giovani fumatori quotidiani tra i 17 anni è diminuito di quasi il 40%. In Irlanda, dove un pacchetto costa oltre 15 euro, la percentuale di fumatori è scesa dal 23% al 18% in sei anni. E non sono aumentate le attività di contrabbando o il mercato nero, come si teme spesso. Piuttosto, più il prezzo del tabacco aumenta, meno persone lo acquistano, specialmente i più giovani, che sono più vulnerabili alla pubblicità e al marketing dell’industria del tabacco.
Cosa ne pensano gli italiani?
Una recente indagine condotta da AstraRicerche su un campione rappresentativo della popolazione italiana (età 18-65 anni) rivela un dato sorprendente: sei italiani su dieci sono favorevoli a un forte aumento delle tasse sul tabacco, portando il prezzo di un pacchetto a 11-12 euro o più. Un italiano su tre afferma che smetterebbe di fumare, mentre un altro terzo ridurrebbe il consumo. La maggioranza desidera che i ricavi derivanti da questa misura siano destinati all’educazione, alla prevenzione e ai servizi per smettere di fumare. Un chiaro segnale di maturità collettiva che le istituzioni non possono ignorare.