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Nelle città del Nord Italia i bambini e i giovani vivono meglio rispetto che in quelle del Sud. È questo quanto è emerso dall’indagine del Sole24 Ore presentata al Festival dell’Economia 2025 di Trento che si è svolto dal 22 al 25 Maggio. Il quotidiano ha stilato tre classifiche prendendo in esame le città d’Italia sulla base della qualità della vita per tre fasce d’età (bambini, giovani e over 65). Nella valutazione si è tenuto conto della risposta di queste città alle esigenze di ciascun gruppo generazionale, considerando i servizi disponibili e le condizioni di vita e salute di ciascuna area.
Entrando nel dettaglio, nella graduatoria dedicata alla Qualità della vita dei bambini (0-14 anni), occupano rispettivamente i primi tre posti Lecco, Siena e Aosta. Nell’eleggere Lecco come la città ideale per i bambini, si è tenuto conto dell’indice “Sport e bambini” e il dato relativo alle competenze scolastiche nei test Invalsi. Inoltre in questa città si registra una bassa incidenza di delitti contro i minori.
Se si considera la fascia dei più grandi, ovvero i ragazzi tra i 18 e i 35 anni, ad emergere è Gorizia, che si conferma essere per il secondo anno consecutivo la città più virtuosa in termini di opportunità per i giovani, seguita da Bolzano e Cuneo, mentre al quarto posto si colloca un’altra città del Friuli, Trieste.
Nominata quest’anno Capitale Europea della Cultura Transfrontaliera, Gorizia risulta essere una città piena di vita, con un grande numero di locali e di organizzatori di eventi Siae rivolti ai giovani residenti. Buoni risultati emergono anche nel settore lavorativo: la città friulana si posiziona infatti al quarto posto nelle trasformazioni contrattuali a tempo indeterminato e nel settore della maternità, considerando che qui l’età media al parto del primo figlio è tra i più bassi in Italia (31,6 anni rispetto alla media nazionale di 32,6).
Dando uno sguardo generale all’Italia, notiamo che vi è una netta superiorità della macro-area del Nord-Est e dell’Emilia-Romagna, che compare 17 volte nelle prime 10 posizioni delle tre classifiche. Di contro quasi tutte le città del Mezzogiorno si collocano negli ultimi posti della classifica.
Purtroppo noi siciliani dobbiamo constatare che nella classifica sui bambini tra gli ultimi cinque posti ci sono tre città della nostra regione: Caltanissetta e Trapani sono rispettivamente all’ultimo e al penultimo posto, Palermo quintultima.
E i risultati per il territorio trapanese sono allarmanti: oltre ad essere all'ultima posizione per i bambini e l’ultima per gli anziani.
E nella classifica sui giovani?
Le cose non migliorano, visto che Catania è la 102esima (su 107) in classifica, appena sotto Milano. Peggio di lei solo Latina, Napoli, Taranto, Sud Sardegna e Roma. Concentrandoci solo sulla Sicilia, per quanto riguarda proprio la classifica sui giovani, per trovare una città posizionata tra le prime 20 bisogna arrivare alla posizione n° 17, dove troviamo Agrigento. Poi si scende al 25° posto dove figura Enna e al 29° posto Ragusa. Staccatissime Trapani (69°), Caltanissetta (72°), Palermo (73°), Messina (84°), Siracusa (89°) e come detto Catania, ultima tra le siciliane.
Eppure Catania meriterebbe un discorso a parte e da approfondire. Come può una città essere stata eletta qualche settimana fa Città italiana dei Giovani 2025 trovarsi agli ultimi posti per la Qualità della vita dei giovani?
Qualcosa non quadra… o forse si.
Si, perché per capire i motivi che stanno dietro questa clamorosa contraddizione bisogna ricercare i parametri che vengono analizzati.
Il riconoscimento a Catania come “Città dei giovani” è stato dato (si legge nella motivazione) per “l'impegno continuo della città e della sua Amministrazione comunale nel valorizzare le nuove generazioni, offrendo loro concrete opportunità di crescita e innovazione attraverso progetti che promuovono l'inclusione, la creatività, l'imprenditorialità e la trasformazione digitale”.
Sembrerebbe quindi che tale premio sia dovuto ad ottime politiche giovanili effettuate dall’amministrazione. Eppure andando ad approfondire la motivazione, ad avere influito è un singolo progetto, chiamato "Nict Nact / VolcaNict". È un progetto che rappresenta una città che dialoga con i giovani, ne riconosce le competenze e li accompagna in percorsi di cittadinanza attiva e imprenditorialità.
Ma di questo progetto evidentemente i giovani di Catania poco ne sanno, visto che sono proprio loro quelli che se ne vanno dalla città. Catania perde ogni anno tantissimi ragazzi, che per diverse motivazioni come la mancanza di lavoro, la criminalità, il degrado di certe zone, la sporcizia, l’aumento degli affitti, la mancanza di contratti stabili, preferiscono andare a vivere altrove. Si stima che negli ultimi 20 anni circa 50.000 giovani, in gran parte laureati, abbiano abbandonato la Sicilia, considerandola una terra senza futuro. E allora a cosa serve darle il titolo di città dei giovani, se proprio i giovani non la riconoscono come una città in cui mettere radici?
Forse basarsi su un solo progetto per dare a Catania questo riconoscimento non è la scelta migliore. Un conto è dire che l’amministrazione effettua delle ottime politiche in favore dei giovani, un altro conto e vedere come esse si “traducono” nella realtà, a cosa esse portano veramente. I giovani non vogliono chiacchiere ma concretezza: vogliono contratti di lavoro stabili, vogliono concorsi, vogliono salari adeguati. E poi ancora vogliono una città sicura, una città pulita, dove le regole vengono rispettate e dove ci sono servizi, parcheggi, infrastrutture e trasporti efficienti.
Il report del Sole24 Ore sulla Qualità della vita va oltre le semplici e poco chiare politiche giovanili. Va ad analizzare disoccupazione giovanile, variazioni contrattuali, soddisfazione per il proprio lavoro, gap affitti tra centro e periferia, percentuale di laureati, imprenditorialità giovanile, canone di locazione, quoziente di nuzialità, età media al parto, aree sportive, spettacoli, locali, concerti, amministratori comunali under 40, percezione di insicurezza e incidenti stradali notturni. Insomma uno sguardo sulle città a 360°, così come andrebbe fatto. E dando uno sguardo più completo, Catania non è certamente una città in cui i giovani vivono bene.