
Continuano le assurde battaglie del Presidente degli Stati Uniti Donald Trump contro gli studenti: dopo la stretta con gli studenti stranieri dell’Università di Harvard adesso sta ordinando alle ambasciate e ai consolati americani all'estero di sospendere i colloqui con gli studenti che richiedono il visto per iscriversi alle università a stelle e strisce. Tuttavia, il nuovo attacco, documentato in un messaggio diplomatico del Segretario di Stato Marco Rubio, potrebbe rappresentare solo l’inizio di restrizioni più severe, con verifiche che potrebbero includere anche controlli sulle attività online dei richiedenti e sulla loro presenza su piattaforme come Facebook o Instagram.
Se l’amministrazione deciderà di procedere, i tempi di ottenimento dei visti potrebbero subire un notevole rallentamento. La misura non riguarda solo gli studenti desiderosi di frequentare un’università americana, ma anche le istituzioni universitarie stesse, che ogni anno si affidano a circa un milione di studenti internazionali, con ripercussioni significative sui bilanci delle università. Per esempio, Harvard conta il 27% di studenti provenienti dall’estero. Da aprile, l’amministrazione ha bloccato circa 3,2 miliardi di dollari in finanziamenti e contratti con questa prestigiosa università, e ha revocato la certificazione del suo programma per studenti e visitatori stranieri, impedendo l’iscrizione a chi proviene da fuori dagli Stati Uniti. L’università ha definito questa decisione «illegittima».
Ma qual è il motivo per cui Trump ha un’ostilità così forte nei confronti di Harvard e perché questa stretta sugli studenti stranieri?
Le tensioni risalgono già allo scorso anno, quando Harvard fu protagonista di alcune proteste a sostegno della Palestina, durante le quali si verificarono episodi di intimidazione contro studenti ebrei con slogan antisemiti, portando alle dimissioni dell’allora presidente dell’ateneo, Claudine Gay. Con il suo ritorno alla Casa Bianca, Trump ha intensificato le critiche alle università d’élite del Paese, accusandole di promuovere ideologie liberali e di non contrastare adeguatamente l’antisemitismo presente nei campus. Secondo il Dipartimento per la Sicurezza Nazionale, la direzione di Harvard ha creato un ambiente universitario non sicuro, favorendo agitatori antiamericani e filo-terroristi che hanno molestato e aggredito fisicamente persone, tra cui numerosi studenti ebrei, e ostacolato in altri modi il tradizionale clima di apprendimento dell’ateneo.
Trump ha definito queste sue azioni come una battaglia per i diritti civili e ha accusato l’università di pregiudizi di stampo progressista, di usare considerazioni razziali nelle politiche di ammissione, nonostante un divieto della Corte Suprema, e di tollerare comportamenti antisemiti nel campus. L’istituzione, fondata nel 1636, replica sostenendo che sono in gioco i suoi diritti garantiti dal Primo Emendamento e accusa l’amministrazione Trump di voler controllare il personale, i programmi accademici e le iscrizioni.
Molti critici di Trump affermano che così facendo Trump sta distruggendo l’università. Le facoltà statunitensi sono tra le migliori al mondo ma adesso non c’è più libertà: o ti adegui alla linea del governo o ti tagliano i fondi. E poi c’è dell’altro. E l’altro è il fatto che uno come Trump non vuole probabilmente nel suo Paese “teste pensanti”.
Del resto già nel 2016 aveva pronunciato una frase che aveva fatto il giro dei social: "I love the poorly educated", che vuol dire “Io amo gli ignoranti”. E aveva poi aggiunto: "Abbiamo conquistato i giovani, abbiamo conquistato gli anziani, abbiamo conquistato le persone con un'alta educazione, abbiamo conquistato gli ignoranti”.
Di recente i linguisti hanno fatto notare di come Trump utilizzi nei suoi discorsi qualcosa come 250 parole. Un lessico troppo limitato, comprensibile da tutti, ma non adatto a chi è a capo della prima potenza del mondo. Insomma, si può esprimere in maniera così semplice chi deve risolvere dei problemi così complessi? E può uno che si rivolge al modo in cui ti si rivolge il vicino della porta accanto avere voglia di avere nel suo Paese persone che portino termini, culture, modi di pensare nuovi?
Il tycoon dice di voler far tornare l’America agli splendori di un tempo, ma dalle sue azioni e da ciò che dichiara dimostra che preferisce l’americano-medio. Perché è molto più facile manovrare e controllare le menti di gente poco istruita che quelle di gente colta. E poi le sue politiche anti-immigrazione non possono piacere di certo a chi arriva da fuori, che quindi è meglio per lui che non venga proprio.