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Valerio Saitta

Femminicidi giovanili in aumento: cosa sta succedendo ai nostri ragazzi?

2025-04-08 06:00

Valerio Saitta

Apertura, attualità,

Femminicidi giovanili in aumento: cosa sta succedendo ai nostri ragazzi?

Due tragici femminicidi nel giro di pochi giorni hanno indignato e scosso l’Italia, ma Sara Campanella e Ilaria Sula sono solo le ultime due delle 11

Due tragici femminicidi nel giro di pochi giorni hanno indignato e scosso l’Italia, ma Sara Campanella e Ilaria Sula sono solo le ultime due delle 11 donne uccise in questi primi mesi del 2025. 
E' passato un mese esatto dall'8 Marzo, il giorno in cui si celebra la donna…si dice sempre “stop alla violenza sulle donne, basta femminicidi”. Eppure sembra non cambiare nulla.

Ciò che fa maggiormente riflettere sta nel fatto però che sia nel caso di Sara che di Ilaria parliamo di giovani di appena 22 anni, uccise da ragazzi altrettanto giovani, con meno di 30 anni ciascuno. Ciò che ha colpito è stata anche per la brutalità degli omicidi, l’uccisione per strada in pieno di giorno nel caso di Sara, o nel caso della povera Ilaria, chiusa in un sacco nero e messa in un valigione scuro. 

Omicidi perpetrati ancora una volta da esseri incapaci di gestire il rifiuto di una donna o la fine di una relazione. Ad essere onesti dobbiamo dire che menti così malate per fortuna non ce ne sono molte in giro, questi killer spietati sono una netta minoranza ed esistono tanti ragazzi bravi che trattano bene le donne. Eppure anche se la violenza non sfocia nell’assassinio, quasi giornalmente sentiamo di atti delinquenziali compiuti da ragazzini ad altri coetanei. Fuori dalle scuole o anche all’interno di esse, la sera fuori o dentro i locali, per strada, nelle piazze, nelle stazioni e in luoghi più o meno affollati. Se in passato erano principalmente uomini adulti a esercitare violenza su ex mogli o compagne, oggi l’età degli aggressori (o presunti tali) si sta abbassando in modo preoccupante. 

Cosa sta scattando nella testa delle nuove generazioni? 
Daniela Chieffo, professoressa di psicologia all'Università Cattolica di Roma, ci offre delle spiegazioni: “La scintilla che provoca rabbia e violenza ingiustificate, tanto da portare a reati 'per futili motivi', è sempre il desiderio di autodeterminazione. I giovani hanno difficoltà a esprimersi e a gestire la frustrazione, come quella di un rifiuto da parte di una ragazza; non riescono a controllare le loro pulsioni. Questo spiega l’aumento di episodi violenti fino a culminare in vere tragedie”.

Ma cosa scatena e cosa c’è dietro la violenza nei ragazzi?  
“In un ragazzo che accoltella un coetaneo per un debito di 60 euro – continua la docente - è scattata quella che noi esperti chiamiamo 'sindrome da accumulo di rancore' nei confronti degli altri. La vittima di questa brutale aggressione – ha attivato nella mente del giovane accoltellatore un meccanismo di sfida. Se solo avessero trovato un modo per affrontare la questione, discutendone, si sarebbe potuto evitare tutto questo”.

Cosa si può fare allora per aiutare questi giovani? 
Secondo la psicologa un ruolo importante possono avere gli amici: “Il gruppo, la comitiva possono fare molto per aiutare il ragazzo ad aprirsi, a confidarsi. Gli amici devono intervenire per prevenire queste situazioni; è fondamentale promuovere il senso di vicinanza, condivisione e prossimità, che stanno scomparendo, lasciando spazio all’alienazione e all’incapacità di gestire relazioni sia con sè stessi che con gli altri, fino a far diventare la violenza l'unico strumento a disposizione”.

Le associazioni femministe continuano a sottolineare l'importanza di un'educazione affettiva e sessuale nelle scuole. La Chieffo però sostiene che non tutte le colpe debbano andare alla scuola e alla famiglia. Ora ci chiediamo: è davvero necessario che l'educazione affettiva venga introdotta nelle scuole come materia curricolare? 
Su questo i dirigenti scolastici e gli operatori si dividono, tra chi è favorevole, ma “a patto che sia gestita in modo dinamico, attraverso laboratori e con il coinvolgimento attivo degli studenti” e chi invece è contrario, perché teme che se venisse trattata come una materia a sé stante, finirebbe per creare confusione.
Tra i contrari vi è il dirigente Marco Menicatti, che afferma: “Ritengo che l'educazione affettiva debba essere un insegnamento trasversale, presente in ogni contesto della vita scolastica. Se vogliamo educare i giovani a vivere, allora anche questo aspetto deve essere parte integrante di tutto ciò che si fa a scuola. Altrimenti, al di fuori di quel contesto, l'insegnamento perderebbe significato. Potremmo trovarci con un bullo che ottiene un buon voto in affettività solo per far segnare la casella, mentre il tema è troppo complesso per essere ridotto a una materia”.

Capitolo a parte il cyberbullismo, con molti dirigenti che ormai denunciano brutti episodi quasi quotidianamente: “Ormai con l’intelligenza artificiale è possibile quasi tutto – afferma qualcuno – Ci sono pure app che, utilizzando proprio l’A.I. possono far apparire chiunque in foto come se fosse nudo”. 
Per questo sarebbe fondamentale fornire ai giovani strumenti di resilienza, poiché anche senza aver fatto nulla di sbagliato, si possono trovare in situazioni spiacevoli. In tutte le scuole si verificano episodi di bullismo, sia minori che maggiori. Basta poco per essere messi da parte e trovarsi in una posizione di svantaggio rispetto agli altri.