
Così recita l'epigrafe sulla facciata del Teatro Massimo di Palermo, il cui autore rimane ancora avvolto nel mistero. Per molti proviene dalla mente di Camillo Finocchiaro Aprile, ministro di grazia e giustizia; altre scuole di pensiero attribuiscono questa epigrafe a Perez.Indipendentemente dall'autore, è realtà: le immagini strazianti di questi giorni, quindi, sanciscono una situazione drammatica, da cui l'arte prende spunto per raffigurare, con non poche emozioni, una parte della vita per renderla eterna.La quarantena è diventata la quotidianità. Nel nostro Paese, però, avvertiamo un enorme distacco, tra chi è tornato a casa e chi ha preferito rimanere nelle varie città di adozione, perlopiù al nord Italia.Abbiamo letto tante parole di rabbia nei confronti di chi ha deciso di tornare nella propria regione, nella zona d'origine. Parole e ingiurie che mostrano la fotografia di una nazione dilaniata, colpita da un improvviso disastro collettivo.Non è questa la sede adatta per valutare le scelte personali a fronte di situazioni di panico, di paura, di emergenza.Esiste, però, una parte del nostro Paese rimasta da sola, nell'attesa che l'incubo finisca.Riguarda studenti, giovani e meno giovani, lavoratori e disoccupati, persone che hanno scelto di permanere nei posti in cui si trovavano e che, con un atto di coraggio, hanno scelto di rimanere da soli.L'angoscia ha dei poteri spaventosamente grandi: riesce a far diventare la paranoia in terrore in pochi secondi, la preoccupazione saltuaria viene resa ansia, i nostri pensieri più reconditi vengono amplificati. E la solitudine gioca un ruolo, purtroppo, fondamentale.Ciononostante, come ricorda il frontone del Teatro Massimo di Palermo, l'arte rivela la vita dei popoli.Si giudica vacuo e insufficiente ciò che viene creato che non ambisca a prepararci al futuro, a prevederlo, a calcolarne le variazioni.Ed ecco che torna tutto. E' da ciò che è facile comprendere la necessità di raffigurare la realtà, di immortalarla, di renderla infinita.In questo contesto, , studentessa siracusana approdata nella Capitale, ha mostrato con un breve cortometraggio ciò che un fuorisede vive, in questa circostanza di emergenza, lontano da casa e dagli affetti.Sulle note di " ", canzone dei accompagnati dalla soave voce della conterranea , il quadro emotivo di chi, tra una sirena d'ambulanza e l'attesa del bollettino delle sei, vive con consapevolezza e nostalgia la propria terra, con il testo di , anche lei siciliana, associato al video.Una terra, un'Isola che, seppur distante, in difficoltà e affranta, ha un cuore che non cessa di battere, fra le preghiere e le speranze di chi desidera solo svegliarsi da un incubo che ci coinvolge in modo unanime.
Federica Alota
Ciuri di Campo
Lautari
Carmen Consoli
Bianca Cannarella