Testata registrata al tribunale di Catania

info@sudlife.it   |   Tel: +39 339 7008876

logo-sudlife

ISCRIVITI AI NOSTRI CANALI:

 

redazione@sudlife.it
direttore@sudlife.it
editore@sudpress.it
tel: +39 339 7008876 (solo messaggi wapp)

SudLIFE:

 

Edito da: Sudpress S.r.l. C.da Giancata s.n., Zona Industriale – 95128 Catania

logo-sudlife

Direttore Responsabile

Elisa Petrillo

Direttore editoriale

Pierluigi Di Rosa

1° Maggio: Una festa per i lavoratori ma non per i giovani. L’Italia agli ultimi posti in Europa per occupazione giovanile.Malattie rare: il 70% dei pazienti è under 14. E a Catania si torna a donare per la ricerca con la Walk of Life di Telethon.Giornata internazionale della Danza: una disciplina sottovalutata che però contribuisce a migliorare l’apprendimento nei ragazzi.Giornata Mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro: denunce di infortunio in calo tra gli adulti, ma aumentano quelle tra gli studenti.L’ultimo abbraccio a Papa Francesco, il Pontefice che sapeva parlare ai giovani.Giovani italiani tra i più bamboccioni d’Europa: 1 su 2 vive ancora con i genitori a 30 anni.

Coordinatore di Redazione

Valerio Saitta

Università: in Italia ci si iscrivono 7 ragazzi su 10, ma in pochi mesi molti abbandonano o cambiano indirizz

2025-04-18 06:00

Valerio Saitta

Apertura, Università,

Università: in Italia ci si iscrivono 7 ragazzi su 10, ma in pochi mesi molti abbandonano o cambiano indirizzo. Facoltà troppo difficili o scarsa motivazione?

Iscriversi all’Università ma poi…fermarsi! È quello che capita in Italia ogni anno a molti studenti che, complice una scelta sbagliata o le difficoltà

Iscriversi all’Università ma poi…fermarsi! È quello che capita in Italia ogni anno a molti studenti che, complice una scelta sbagliata o le difficoltà di impatto in un mondo decisamente nuovo, non riescono a completare gli studi o rallentano di molto il loro percorso universitario. 
Questo almeno secondo l’indagine "Profilo dei diplomati e loro esiti a distanza dal diploma" pubblicato da AlmaDiploma negli scorsi giorni. I dati forniti dal Ministero dell’Università e della Ricerca sono chiari: nell’ultimo anno accademico analizzato, i nuovi studenti immatricolati sono stati 328.068. Considerando che ogni anno si diplomano circa mezzo milione di studenti, si può affermare che ci sono motivi per essere soddisfatti. Tuttavia, il tasso complessivo di laureati tra i giovani nella popolazione non supera il 30%. Ciò significa che molti si perdono per strada.

Lo studio di AlmaDiploma ha coinvolto quasi centomila studenti provenienti dalle sessioni 2024, 2023 e 2021 ed evidenzia il grande successo dell’università come naturale continuazione del percorso educativo. Dopo la Maturità infatti circa 7 diplomati su 10 si sono iscritti a una facoltà universitaria.
Sebbene con modalità di frequenza diverse: a un anno dal conseguimento del diploma, il 71,4% dei neodiplomati del 2023 continua la propria formazione e si iscrive a un corso di laurea (il 49,6% si concentra esclusivamente sugli studi universitari, mentre il 21,8% ha scelto di combinare studio e lavoro); il 18,2% ha invece deciso di entrare direttamente nel mercato del lavoro. Come ci si aspetterebbe, la percentuale di diplomati iscritti all’università è decisamente più alta tra coloro che provengono dai licei. 

Nel periodo 2019-2024 si osserva un incremento generale sia della percentuale di iscritti all’università (+5,8 punti rispetto al 2019) sia degli studenti lavoratori (+2,6 punti rispetto al 2019). Ciò significa che il vero problema in Italia non è tanto persuadere gli studenti a iscriversi all’università, quanto piuttosto garantire che si riesca a completarla arrivando alla laurea. Lo si è visto anche all’ultimo Salone dello Studente (di cui vi abbiamo anche parlato noi) che si è svolto qualche giorno fa al CUS di Catania. Tantissimi sono stati i ragazzi che hanno partecipato, che hanno preso informazioni e che hanno mostrato interesse per i vari percorsi. Dunque non sembra mancare la predisposizione dei giovani ad iscriversi all’Università, che viene formalizzata solitamente nei mesi estivi e viene considerata da molti quasi un proseguimento naturale del proprio percorso formativo. 
È ad inizio anno accademico (Ottobre-Novembre) che la musica cambia: iniziano le prima lezioni, lo studente si rende conto che i libri da studiare sono molti di più rispetto a quelli che studiavano a scuola, che il rapporto con i professori è più freddo e distaccato, che per superare una materia ci vuole molto impegno e quindi…l’entusiasmo inziale comincia a diminuire! 
Ecco che secondo l’indagine ad abbandonare gli studi universitari dopo appena un anno sono il 5,7% degli iscritti.
Molti invece non abbandonano il mondo universitario, ma semplicemente cambiano indirizzo di studi (9,2% dopo un anno). Segno che evidentemente la scelta non sempre è ponderata ed effettuata sulla base di una solida consapevolezza, o del corso di laurea o di se stessi. 

Un elemento da tenere in considerazione è anche la famiglia, che secondo la ricerca continua ad esercitare un’influenza significativa nelle scelte dopo il diploma. Analizzando i risultati emerge che la decisione di iscriversi all’università è influenzata non solo da passioni personali e praticità, ma anche da diversi altri fattori di rilievo. In primis, il parere - spesso decisivo - dei genitori, considerato ancora molto importante dal 58,8% degli intervistati. Per i figli di laureati, è praticamente impossibile fare diversamente.

Un altro elemento che influisce nella decisione del percorso è l’orientamento, che oggi ha una copertura nel sistema scolastico che supera il 90%. Le attività promosse dagli istituti vengono generalmente apprezzate e un corso di studi presentato bene in queste occasioni può condizionare la scelta degli “indecisi”.  
Secondo l’indagine infatti l’orientamento è risultato significativo ai fini della scelta post diploma per il 51,6% dei diplomati del 2024, anche se con evidenti differenze a seconda del tipo di diploma. Tra i diplomati professionali e tecnici, le attività sono state utili per il 64,8% e il 60,9% rispettivamente, mentre tra i liceali la percentuale scende al 43,1%.

Si è riscontrata anche una differenza tra diplomati dei licei e diplomati degli istituti professionali e tecnici. Se infatti i primi percepiscono l’iscrizione all’università come una necessità, i diplomati degli istituti professionali e tecnici si iscrivono più che altro con l’intenzione di migliorare la propria formazione culturale.