Oggi si celebra per la seconda volta in assoluto la Giornata Nazionale del Made in Italy, una giornata istituita nel 2023 con l’obiettivo di valorizzare i prodotti, la creatività e l’ingegno della nostra Nazione. Il giorno 15 aprile è stato scelto perché corrisponde alla nascita di Leonardo da Vinci, forse l’uomo italiano più ammirato e conosciuto a livello universale.
Diverse saranno le iniziative che si terranno nelle varie città del nostro Paese. A livello nazionale, l'evento principale si svolgerà a Roma presso Palazzo Vaccari Piacentini, sede del Ministero delle Imprese e del Made in Italy.
Ma anche nelle scuole oggi si organizzeranno delle attività specifiche (in particolare workshop, esposizioni, incontri e attività formative) per diffondere la consapevolezza del patrimonio culturale e produttivo italiano e ispirando le nuove generazioni a diventare protagoniste dell’innovazione e della valorizzazione delle eccellenze nazionali. Tutto molto e fantastico sembrerebbe…e invece no, perché come al solito, quando si organizzano iniziative o progetti rivolti ai giovani, lo si fa senza aver proprio consultato i giovani. E ora vi spieghiamo perché…
Un altro obiettivo di questa giornata è quello di promuovere tra gli studenti le opportunità offerte dal nuovo percorso formativo del liceo dedicato a questo tema: parliamo del Liceo del Made in Italy, istituito dall’articolo 18 della stessa legge del 2023.
Un liceo che combina la formazione culturale tipica dell’istruzione liceale con competenze imprenditoriali, con l'obiettivo di sostenere e promuovere le eccellenze produttive italiane. Ottimo, bella idea! Peccato però…che si è rivelato un fallimento!
Nel 2024-25, ovvero nel primo anno del “più patriottico tra i licei”, si sono registrati solamente 375 iscritti in tutta Italia, ovvero lo 0,08% del totale. Troppo basso come numero per formare classi complete. O meglio, con 375 alunni si sarebbero potute formare certamente delle classi (circa 17-18), ma ciò se gli iscritti fossero stati tutti della stessa provincia. Ma ovviamente le iscrizioni sono sparse tra la novantina di scuole delle 19 regioni che hanno aderito al progetto (l’unica a non aderire è stata la Campania), e quindi non si è raggiunto il numero minimo per farlo partire.
Un vero e proprio flop che ha spinto il governo negli scorsi mesi a fare un passo indietro e a rivedere la precedente norma che faceva confluire il nuovo liceo del Made in Italy con il liceo economico-sociale (Les). Secondo la norma originaria, per ogni nuova classe prima del liceo Made in Italy si sarebbe dovuto chiudere un corrispondente percorso del Les. Un vincolo che aveva suscitato numerose critiche sia da parte degli insegnanti sia da parte dei sindacati, preoccupati per il passaggio da un indirizzo a forte connotazione umanistica a uno più orientato al mondo imprenditoriale. Ecco che la Conferenza Unificata aveva chiesto che il liceo Made in Italy fosse introdotto non come sostituto dell’opzione economico-sociale ma come opzione integrativa.
Al momento non ne viene messa in dubbio l’attivazione per il prossimo anno scolastico e oggi probabilmente Valditara caldeggerà nuovamente il suo progetto. Quello che ci chiediamo noi però è come si sia potuto pensare di attivare un liceo del genere senza dare indicazioni precise sugli sbocchi e su cosa si studi nello specifico. E soprattutto, era stato fatto un sondaggio per capire se i ragazzi fossero interessati a tale percorso? o tutto è stato partorito dalla mente di uomini lontani anni luce dai pensieri del mondo giovanile?
Il Consiglio di Stato aveva tra l’altro anche lamentato una scarsa chiarezza pure sulla definizione dell'assetto, soprattutto per quanto riguarda la metodologia didattica e il "rapporto tra approfondimento e sviluppo di conoscenze e abilità".
Anche i presidi delle scuole superiori di primo grado avevano riscontrato difficoltà a promuovere il liceo tra i genitori, dato che non si era al corrente nemmeno del piano di studio del triennio. Tant’è che in molti istituti quando sono stati organizzati gli open day, il liceo del Made in Italy non è stato nemmeno presentato. E chiaramente se i ragazzi non sono informati, nemmeno possono sapere che esiste un liceo del genere.
Ma non è solo un problema di informazione, bensì proprio del concetto di liceo Made in Italy. In realtà, per chi lavora nella scuola, sa che i prodotti e le varie sfaccettature della nostra nazione sono già argomento di cui si parla ampiamente in quasi ogni materia delle scuole secondarie di primo grado.
In Italiano si studiano tantissimi poeti e scrittori italiani, in tecnologia e in scienze si parla della dieta mediterranea, di ciò che si produce in Italia in termini di materie prime e nel settore secondario. In arte si studia il Rinascimento, si studiano Caravaggio, Michelangelo, Raffaello, in musica si accenna a Bellini, a Verdi e a Puccini. Insomma, il patrimonio italiano lo conoscono già i ragazzi. Certo non in maniera approfondita, non in forse attraverso esperienze laboratoriali.
Ma siamo sicuri che in un mondo proiettato verso la globalizzazione ai ragazzi interessi specializzarsi solo in prodotti italiani? Perché un ragazzo di 14 anni dovrebbe essere preparato sulla storia e le caratteristiche delle aziende alimentari, di moda, automobilistiche a discapito di quelle estere?
E se un giorno volesse trasferirsi all’estero o sapere di più su altre realtà?
In linea generale dal quadro che emerge possiamo dire che il fallimento del liceo del made in Italy era largamente prevedibile, dato che la sua organizzazione è stata predisposta frettolosamente ed ha presentato sin da subito ampie lacune, tra cui l’assenza di un quadro orario degli insegnamenti, del programma completo e di linee guida per la formazione dei docenti. E in un momento così difficile a livello internazionale e nazionale, con equilibri così instabili, come si può pensare che per un adolescente sia così radicato il senso di appartenenza alla nazione è nato?
La verità è che non funzionerà mai un liceo del Made in Italy nel momento in cui i giovani di oggi si sentono cittadini del mondo, hanno voglia di viaggiare e di scoprire cosa c’è oltre la realtà che vivono quotidianamente.