
Il 20 maggio 1970 l'Italia vara finalmente il tanto atteso "Statuto dei Lavoratori". Dopo decenni di ingiustizie arbitrarie e situazioni al limite, ecco che finalmente tutti, dai dipendenti pubblici a quelli privati, dagli impiegati ai liberi professionisti, scorgono qualche speranza in più di veder tutelati i propri diritti. Almeno sulla carta. Difatti ascoltando alcune notizie attuali qualche dubbio viene, ed è più che legittimo. Basti pensare alla situazione degli impiegati degli asili di Catania, che abbiamo più e più volte raccontato su SudPress, per capire che qualcosa non va. Il problema risiede ancora nella mancanza di garanzie e di tutele, e la certezza che tutto possa cambiare da un giorno all'altro di certo non aiuta la stabilità personale e familiare. Ma si sa, entrambi gli "estremi" sono comunque sbagliati. Perchè se da un lato, nonostante l'Articolo 4 della Costituzione e lo Statuto dei Lavoratori, i diritti fondamentali non vengono ancora garantiti, dall'altro gli "eccessi" e gli errori dei sindacati sono altrettanto dannosi. E in questo periodo, il sottile equilibrio tra queste due situazioni è più instabile che mai. Eppure sulla carta la "legge 300", altro pseudonimo del nostro "Statuto dei Lavoratori", funzionerebbe a meraviglia. Le norme sulla tutela della libertà e della dignità dei lavoratori, sulla possibilità di scioperare e manifestare il proprio pensiero e sulla regolamentazione dell'attività sindacale sono ben studiate, e del tutto in linea con l'Articolo 4 della nostra Costituzione. Difatti la nostra carta Costituzionale, risalente a circa 20 anni prima dello Statuto dei Lavoratori, recitava già: "La repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere secondo le proprie possibilità e la proprio scelta, una attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società". Letto oggi sembra purtroppo quasi una barzelletta, anche perchè va particolarmente di moda violare gli articoli della nostra costituzione - chi vuole intendere intenda, ma non la smetteremo mai di credere nel giusto.