
163 anni. Questa è l'età che avrebbe avuto Sigmund Freud oggi. Che va bene, è un numero francamente irragiungibile e non si può certo vivere in eterno, ma allo stato attuale ci farebbe sicuramente comodo avere ancora tra noi il padre della psicoanalisi. Così impegnati come siamo a rimettere in discussione tutto il nostro sistema di valori - basti pensare ai diritti umani e all'accoglienza, al divorzio e al concetto di famiglia, alle verità fattuali e scientifiche - una bella controllatina dal padre della psicologia moderna male non potrebbe farci. Ma cosa farebbe ai giorni nostri il neurologo, lo psicanalista, il filosofo austriaco più famoso del mondo? Inorridirebbe di fronte a tutte le incongruenze che si troverebbe di fronte? Penserebbe di essere piombato nel medioevo e non nel futuro? Sicuramente, ma forse meno di quanto pensiamo. Difatti Freud, considerato come uno dei massimi esperti del pensiero umano, aveva capito, insieme a mille altre cose, un'importante verità fondamentale. I secoli possono cambiare, ma la natura umana rimane sempre la stessa. Possiamo avere più o meno mezzi tecnologici a disposizione, ma i dubbi che ci affliggono saranno uguali. In questo contesto tutte le diatribe inutili su chi appartenga al secolo migliore, nel quale vale davvero la pena vivere, sono delle emerite sciocchezze. I "novantini" che insultano i 2000 sono solo il dejavù storico più infondato di sempre. E Freud probabilmente deve aver vissuto qualcosa di molto simile, dato che si era trovato a vivere a cavallo tra l'800 e il '900 (1856-1939). Potremmo avere di fronte tavolette babilonesi, antichi volumi miniati, enciclopedie o una pagina google; ma se non abbiamo la voglia di consultarli, e l'apertura mentale per avere il coraggio di metterci in discussione e cambiare idea, non cresceremo mai per davvero. Cerchiamo di non cadere per l'ennesima volta in questo errore, abilmente riassunto da Freud in uno dei suoi geniali aforismi: