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Valerio Saitta

Aumentati in un anno i donatori di sangue di giovane età, ma molti si bloccano per la paura dell’ago

2025-06-14 06:00

Valerio Saitta

Apertura, attualità,

Aumentati in un anno i donatori di sangue di giovane età, ma molti si bloccano per la paura dell’ago

Oggi è la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, istituita 21 anni fa per celebrare tutti i milioni di donatori volontari del mondo (e non retribui

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Oggi è la Giornata Mondiale del Donatore di Sangue, istituita 21 anni fa per celebrare tutti i milioni di donatori volontari del mondo (e non retribuiti nel caso dell'Italia), che grazie al loro sangue danno il loro contributo per allungare la vita ad alcune persone. 

 

Per l’occasione sono stati presentati i dati aggiornati delle donazioni dal Centro Nazionale Sangue durante il convegno “Sangue e plasma: sfide, strategie e soluzioni condivise”, organizzato dalla Croce Rossa Italiana, svoltosi quattro fa presso l’aula magna dell’Università Guglielmo Marconi di Roma. Era presente anche il ministro della Salute, Orazio Schillaci.

Dal convegno emerge una notizia che a noi di SudLife fa particolarmente piacere: sono aumentate le donazioni tra i giovani di età compresa tra 18 e 25 anni e le donne
Nel dettaglio vediamo che lo scorso anno le donazioni di sangue e di emocomponenti sono state nel complesso più di 3 milioni, con un incremento dell’1,1% rispetto al 2023.
Tra questi oltre 75mila nuovi donatori hanno appunto un’età compresa i 18 e i 25 anni, con un incremento del 5% rispetto all’anno precedente
Le nuove donatrici sono state invece 127mila. 
Sono segnali particolarmente incoraggianti, considerando che il sistema di raccolta del sangue, pur mostrando solidità, deve affrontare sfide legate al ricambio generazionale e a un minore coinvolgimento delle donne donatrici. 

Per affrontare queste criticità, si svolgono ogni anno iniziative di sensibilizzazione nel corso, promosse dal Ministero della Salute, dal Centro Nazionale Sangue dalle associazioni di volontariato, tra cui l’AVIS, la Fratres, la Croce Rossa Italiana e La Fidas.

Un ottimo risultato è emerso anche per la donazione di plasma. Nel 2024, la sua raccolta in Italia ha raggiunto livelli storici, superando le 900 tonnellate, con un aumento del 3% rispetto all’anno precedente. 

Dati dunque che fanno ben sperare per il futuro e ci rendono orgogliosi, nonostante però vadano in contrasto con un articolo, pubblicato lo scorso Gennaio dal Corriere della Sera, in cui veniva riportata una ricerca condotta due anni fa proprio da una delle principali associazioni che si occupano delle raccolte di sangue, l’Avis, in collaborazione con il Laboratorio Adolescenza.

Dallo studio erano emersi risultati non incoraggianti proprio riguardanti il mondo giovanile.
Su un campione rappresentativo di ragazzi tra i 13 e i 19 anni infatti quando gli è stato chiesto: «Pensate che, quando sarete maggiorenni (o se lo siete già), diventerete donatori di sangue?» solo il 13,6% risponde «assolutamente sì». Il 29,3% ammette «non so, non ci ho ancora pensato» e il 21% afferma «no, perché ho paura dell’ago/della vista del sangue».

In effetti l’ago e il sangue fanno impressione a molti, soprattutto ai ragazzi. Quindi è probabile che seppur la donazione di per sé venga vista come un atto puro di generosità da promuovere anche da parte dei giovani, molti di loro manchino all’appello proprio per questa fobia.
Nelle nostre sale operatorie non sono rari gli interventi non urgenti rinviati per un numero insufficiente di sacche di sangue a disposizione. 

Dunque dove sta la verità? Vi è un incremento dei donatori giovani come descritto nel convegno, oppure no?
Come spesso accade la verità sta nel mezzo. Nel senso che numeri alla mano, sebbene ci sia stato effettivamente un incremento dei donatori più giovani, c’è l’impressione che più di tanto non si possa fare e che difficilmente nonostante le iniziative un “agofobico” possa prendersi di coraggio.

Gianpietro Briola, presidente di Avis, ha una visione d’insieme più pessimistica. Qualche mese fa infatti dichiarava: “Oggi i giovani donano meno… e le ragioni sono molteplici e articolate: innanzitutto il loro numero si è ridotto, e inoltre tendono a diventare autonomi e stabili in età più avanzata rispetto alle generazioni precedenti. In passato c’era più socialità: negli oratori, nei circoli e anche nelle case. Oggi le resistenze non derivano tanto da una mancanza di sensibilità, quanto da una carenza di informazioni corrette. Spesso i giovani non conoscono bene la realtà e hanno una percezione distorta del loro corpo. Si informano principalmente sui social, dove trovano conferme alle loro paure, e spesso i genitori non aiutano a superare questi ostacoli, incoraggiando i figli a verificare e mettere in discussione le proprie convinzioni. La loro vita spesso si distacca dal presente e dalla socializzazione. Per esempio, chi si è fatto un tatuaggio può, dopo quattro mesi, essere disposto a donare sangue, ma spesso si ferma alla paura dell’ago. Questo atteggiamento nei confronti della realtà è discontinuo e bipolare”.