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Valerio Saitta

Iniziate a scuola le inutili prove Invalsi: soldi buttati e zero sviluppo per il nostro sistema educativo

2025-04-07 06:00

Valerio Saitta

Apertura, Scuola,

Iniziate a scuola le inutili prove Invalsi: soldi buttati e zero sviluppo per il nostro sistema educativo

Sono iniziate da qualche giorno le prove Invalsi, che fino a fine anno vedranno circa 500 mila studenti delle scuole italiane effettuare dei test crea

Sono iniziate da qualche giorno le prove Invalsi, che fino a fine anno vedranno circa 500 mila studenti delle scuole italiane effettuare dei test creati a livello nazionale con lo scopo di elaborare in maniera oggettiva e standardizzata delle statistiche sulle competenze dei ragazzi in alcune materie. Sebbene la partecipazione alle prove costituisca un requisito obbligatorio per l’ammissione agli esami di Stato, i risultati ottenuti non incidono sulla valutazione finale. 

Le classi coinvolte, come di consueto, sono le 2° e 5° della Scuola Primaria (gradi 2 e 5), le 3° della Scuola Secondaria di primo grado (grado 8) e le 2° e 5° della Scuola Secondaria di secondo grado (grado 10 e grado 13). 
Tutti gli studenti devono sostenere una prova di Italiano e una di Matematica; gli studenti dei gradi 5, 8 e 13 devono anche affrontare due prove di Inglese, Reading e Listening.
La modalità di somministrazione varia in base al ciclo scolastico: nella Scuola Primaria, le prove si svolgono contemporaneamente lo stesso giorno per ogni materia e alla stessa ora, utilizzando il tradizionale formato carta e matita. Al contrario, la Scuola Secondaria utilizza il formato CBT e le prove si tengono all'interno di un periodo di somministrazione stabilito a livello nazionale. Questa finestra temporale può essere gestita in modo autonomo da ogni istituto, a seconda del numero di studenti e della disponibilità di computer.
Le classi campione (ossia le classi selezionate come rappresentative del sistema educativo italiano e i cui risultati fungono da riferimento) svolgono le prove in giorni specifici stabiliti a livello nazionale.

Come di consueto il periodo delle prove Invalsi rappresenta uno dei momenti cruciali dell’anno scolastico, insieme a quello degli scrutini del primo e secondo quadrimestre e degli esami di Stato. Non perché come detto, siano importanti per la valutazione finale, ma perché sono indispensabili per poter essere ammessi all’esame finale. Quindi non sono come le tradizionali verifiche di disciplina che si svolgono durante l’anno… non si può non farle! Questo presuppone un’organizzazione complessa da parte di ogni scuola, che deve garantire la giusta turnazione nel caso di prove da effettuare nelle aule informatiche, con docenti anch’essi chiamati a ruotare per dare copertura di sorveglianza.

Dunque un dispendio di energia per le scuole considerevole, che porta a chiedersi se queste prove siano davvero utili ai fini statistici e valga davvero la pena sostenerle. 
Per rispondere a questa domanda a andiamo con ordine e partiamo dall’inizio: le prove Invalsi sono state somministrate per la prima volta nell’anno 2005/2006. Fin da subito suscitano polemiche e critiche, talvolta anche boicottaggi. Ciò che crea maggiori perplessità sono le modalità: le prove, infatti, valutano l'apprendimento nozionistico degli studenti attraverso quiz, in contrasto con gli obiettivi educativi della scuola, che mirano a promuovere un pensiero critico e la capacità di ragionamento. Questo approccio favorisce gli studenti con una buona memoria, ma non necessariamente quelli dotati di spirito critico. E dato che la scuola dovrebbe incentivare il pensiero critico, sarebbe opportuno considerarne l'abolizione. Altre perplessità emergono per la non corretta valutazione delle competenze linguistiche: si misurano la comprensione del testo e le conoscenze grammaticali, ma non si prendono in considerazione, ad esempio, le abilità di scrittura, di esposizione orale, di riconoscimento delle interconnessioni tra le diverse discipline.

Oggetto di critiche sono pure i criteri di valutazione, in quanto competenze e abilità da valutare per definire soddisfacente il percorso formativo non sono misurabili con parametri oggettivi e con griglie di valutazione omogenee. Insomma a parere di molti, con le prove INVALSI siamo di fronte a giochi formali fatti passare come analisi di fatti.

Ma la critica maggiore sta nei costi: negli ultimi anni infatti le prove Invalsi sono costate tra 4 e i 6 milioni di euro, con un bilancio di circa 18 milioni di euro. Cifre che chiaramente non possono passare inosservate. Dal 2004 a oggi, le prove INVALSI hanno comportato un costo complessivo di più di 400 milioni di euro, senza tuttavia determinare sviluppi positivi nel sistema educativo. Invece di spenderli per questo, noi crediamo che si potrebbero utilizzare in maniera diversa, ad esempio mettendo in sicurezza gli istituti o investendo sull’inserimento di nuove tecnologie.