Testata registrata al tribunale di Catania

info@sudlife.it   |   Tel: +39 339 7008876

logo-sudlife

ISCRIVITI AI NOSTRI CANALI:

 

redazione@sudlife.it
direttore@sudlife.it
editore@sudpress.it
tel: +39 339 7008876 (solo messaggi wapp)

SudLIFE:

 

Edito da: Sudpress S.r.l. C.da Giancata s.n., Zona Industriale – 95128 Catania

logo-sudlife

Direttore Responsabile

Elisa Petrillo

Direttore editoriale

Pierluigi Di Rosa

Una scuola siciliana premiata per il progetto per la tutela dell’ambiente “Mi curo di te”Che fine ha fatto il nostro vivaio calcistico? I disastri di un sistema che non crede più nei propri giovaniDal Gattopardo a Borsellino, dai social al “rispetto”: ecco tutte le tracce della prima prova di Maturità 2025Lauree e stipendi: le facoltà di ingegneria e il Nord garantiscono retribuzioni più elevateAl via gli esami di maturità 2025: circa 44mila gli studenti siciliani coinvoltiInizia l’estate: quali saranno le località più frequentate dai giovani siciliani?

Coordinatore di Redazione

Valerio Saitta

Eurostat: "la Sicilia posto peggiore dove laurearsi", ma perché?

2020-07-24 05:00

Simone Dei Pieri

Apertura, News&Politics, Università, classifica, europa, formazione, istruzione, scuola, università,

Eurostat: "la Sicilia posto peggiore dove laurearsi", ma perché?

Secondo la più recente rilevazione Eurostat, la Sicilia sarebbe la peggiore regione d'Europa dove laurearsi. Sì, avete letto bene: non d'Italia, ma

universita-palermo-.jpg

Secondo la più recente rilevazione Eurostat, la Sicilia sarebbe la peggiore regione d'Europa dove laurearsi. Sì, avete letto bene: non d'Italia, ma d'Europa.



Mentre la media europea del tasso di occupazione post-laurea tocca un piacevole 81,6%, con picchi come la Niederbayern in Germania (98,2%) o la Jihozapad in Repubblica Ceca (96,9%), in Sicilia i numeri crollano al 27,3% con meno di 3 laureati ogni 10 che riescono a trovare lavoro.


Numeri inclementi che, riferiti al 2019, durante il 2020 sono immancabilmente peggiorati portando ad abbandonare l'università oltre 10.000 studenti (di cui 2/3 al Sud Italia).


Di chi è la colpa?

Sarebbe facile incolpare un singolo soggetto, ma le responsabilità di questa classifica sono molteplici e puntare il dito contro qualcuno in particolare sarebbe come sparare sulla Croce Rossa.Anzitutto la


politica

, che negli ultimi decenni ha preso Scuola ed Università come bacini da cui attingere in caso di difficoltà economica. L'istruzione e l'innovazione sono infatti più un investimento che un salvadanaio da svuotare all'occorrenza.Ma non solo.Mentre il comparto auto è cresciuto negli ultimi 10 anni, innovando e legandosi a obbiettivi sempre nuovi (basti pensare ai nuovi modelli green ed ai nuovi standard), il comparto scuola è rimasto fermo.Questo perché, nell'opinione di chi scrive, oltre ad una scarsa lungimiranza in termini prettamente politici, nell'ultimo secolo la scuola è stata slegata da tutto. "Si va a scuola perché sì!" è diventato quindi il motto di più generazioni che non hanno capito che a scuola ci si va "perché serve!".Ad onor del vero, non è stato mai spiegato. L'istruzione è diventato un dovere, un obbligo ed anziché legarlo ad obiettivi ed opportunità personali (siano essi di arricchimento culturale o di crescita professionale), si è preferito farlo diventare un dovere.Questo, unito a sistemi d'insegnamento antiquati ed a cattedre secolari, ha appesantito il sistema dell'istruzione, arenandolo al di sotto di ogni media europea al grido de "l'importante è andare a scuola". E non imparare qualcosa di utile o di interessante.Poi se è vero com'è vero che il futuro di un Paese dipende dalla propria istruzione, il resto va da sé...