
L’Italia e in particolare la Sicilia sono tra i primi posti in Europa per il tasso di abbandono precoce nell'istruzione o nella formazione. È quanto emerge da un'analisi condotta dal Centro Studi della Fondazione Art. 49, presentata durante l'evento InClasse: radici per il futuro - Imparare, comprendere, partecipare, per formare cittadini consapevoli, che si è tenuto lunedì 28 gennaio a Roma. Un dato che fa riflettere molto sulla preparazione culturale dei giovani di oggi nella nostra isola, ma che pone in risalto anche la questione che nonostante l’Italia sia economicamente in crescita, nel Sud Italia le difficoltà economiche spingono ancora molti ragazzi ad iniziare a lavorare molto presto.
In base alla Strategia 2030 dell'Unione Europea, il tasso di abbandono precoce nell'istruzione o nella formazione, per coloro che possiedono al massimo un diploma di scuola secondaria inferiore, dovrebbe essere ridotto al 9%. Tuttavia, l'Italia si trova attualmente tra i 10 Paesi che non raggiungono questo obiettivo ed occupiamo il quinto posto negativo nell'Unione Europea con un tasso di abbandono scolastico del 10,5%, superato solo da Romania, Spagna, Germania e Ungheria.
Attualmente, 11 Paesi superano il limite massimo del 9% stabilito dalla Strategia 2030 dell'UE. Invece, i Paesi che si trovano sotto il target (e quindi in linea con gli standard UE) includono Portogallo, Francia, Belgio e Irlanda, con quest'ultima al terzo posto con un tasso del 4%. Al secondo posto c'è la Grecia con il 3,7%, a pari merito con la Polonia, mentre la Croazia si distingue con un tasso di abbandono scolastico del solo 2%.
Anche all'interno dell'Italia si registrano forti disparità: secondo l'elaborazione della Fondazione Art.49 basata su dati regionali di Eurostat, 11 delle 21 regioni italiane (includendo anche le province autonome di Bolzano e Trento) non sono in linea con gli obiettivi prefissati. In particolare, la Sardegna e la Sicilia si collocano tra le regioni con le performance peggiori, con tassi di abbandono scolastico del 17,3% e 17,1%, rispettivamente, seguite dalla provincia autonoma di Bolzano con il 16,2%. Le due isole figurano tra le 20 regioni con i risultati più negativi nell'Unione Europea, con la Sardegna al 14° posto e la Sicilia al 17°. Anche la Campania presenta una situazione critica, con un tasso del 16%. Dall'altra parte, le regioni del centro Italia mostrano risultati migliori: l'Umbria si distingue con il 5,6%, seguita dal Lazio e dalle Marche con il 6,1%.
In merito alla spesa generale per l'istruzione in proporzione al PIL nei vari Paesi dell'Unione Europea, l'Italia si colloca ancora una volta tra le ultime, occupando il quinto posto con una spesa del 4,1% del PIL dedicato all'educazione, superata solo da Irlanda, Romania, Grecia e Bulgaria. I Paesi in cima alla lista per investimenti in istruzione in percentuale del PIL sono Svezia (7,1%), Belgio (6,3%) ed Estonia (5,8%).
"I dati italiani, secondo questa analisi, non sono incoraggianti e occorre un'inversione di tendenza", affermano dalla Fondazione Articolo 49. "In questo contesto, anche quest'anno, come in passato, avviamo una serie di progetti di educazione civica per le scuole, con l'obiettivo di sostenere il sistema educativo attraverso iniziative che possano coinvolgere i giovani, sempre in un'ottica di formazione scolastica e civica, affinché gli adulti di domani non solo acquisiscano un'istruzione adeguata, ma diventino anche cittadini attivi e informati".